L’inquinamento delle acque marine è una problematica ambientale di crescente preoccupazione che riguarda la contaminazione degli oceani e dei mari con sostanze chimiche, rifiuti e agenti patogeni.
Tra i vari tipi di inquinamento, quello da plastica – e in particolare da microplastiche – rappresenta un serio pericolo per la salute degli ecosistemi marini e per l’uomo.
In questo articolo, esploreremo le cause, gli effetti e le possibili soluzioni al problema delle microplastiche negli oceani.
Quali sono le principali cause di inquinamento delle acque marine?
L’inquinamento delle acque marine si riferisce alla presenza di sostanze estranee, spesso di origine antropica, che alterano la qualità delle acque e compromettono la salute degli ecosistemi marini e delle specie che li abitano. Queste sostanze includono prodotti chimici, rifiuti solidi, nutrienti eccessivi e microrganismi patogeni.
Le principali cause di inquinamento delle acque marine includono:
- Scarichi industriali: sostanze chimiche tossiche, metalli pesanti e altre sostanze pericolose rilasciate da industrie e attività estrattive.
- Inquinamento agricolo: l’uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi che vengono trasportati dai corsi d’acqua nei mari e negli oceani.
- Scarichi domestici: il rilascio di sostanze chimiche e agenti patogeni dai sistemi fognari e dai rifiuti solidi urbani.
- Sversamenti di petrolio: incidenti che coinvolgono petroliere e infrastrutture petrolifere, che causano la dispersione di petrolio nel mare.
- Rifiuti marini: oggetti di plastica e altri rifiuti solidi che finiscono negli oceani a causa delle attività umane.
Inquinamento da plastica
L’inquinamento da plastica è una delle principali fonti di contaminazione delle acque marine. Si stima che ogni anno vengano riversate nei mari e negli oceani circa 8 milioni di tonnellate di plastica.
La plastica può impiegare centinaia di anni per decomporsi e, nel frattempo, rappresenta una grave minaccia per la fauna marina e gli ecosistemi.
Come la plastica diventa microplastica?
Partiamo col dire cosa sono le microplastiche: si tratta di frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri (ecco perché si usa la terminologia “micro”).
Possono derivare dalla frammentazione di rifiuti plastici più grandi come bottiglie, sacchetti e reti da pesca, oppure possono essere prodotte direttamente come microsfere utilizzate in cosmetici e prodotti per la cura personale.
L’esposizione ai raggi ultravioletti del sole e l’azione delle onde e delle correnti marine contribuiscono alla degradazione e alla frammentazione dei rifiuti plastici riducendole in microplastiche.
Quali microplastiche ci sono nel mare?
Le microplastiche si presentano in diverse forme e dimensioni. Le principali categorie di microplastiche presenti nei mari includono:
- Microsfere: piccole particelle sferiche di plastica utilizzate in prodotti cosmetici, detergenti e abrasivi industriali.
- Frammenti: pezzi di plastica derivanti dalla frammentazione di oggetti più grandi, come bottiglie, contenitori e imballaggi.
- Nurdles: piccoli granuli di plastica utilizzati come materie prime nella produzione di oggetti in plastica.
- Fiber: sottili filamenti di plastica rilasciati nell’ambiente durante il lavaggio di tessuti sintetici, come il poliestere e il nylon.
Come arrivano le microplastiche nel mare e quante sono?
Le microplastiche possono arrivare negli oceani attraverso diverse vie, tra cui:
- Scarichi di acque reflue: microsfere e fibre di plastica presenti in prodotti per la cura personale e tessuti sintetici vengono rilasciate nei sistemi fognari e, in seguito, nei corsi d’acqua che sfociano nel mare.
- Smaltimento dei rifiuti: la dispersione di rifiuti plastici in discariche e siti di smaltimento inadeguati può consentire la loro dispersione nell’ambiente e il trasporto verso i mari e gli oceani.
- Attività di pesca e navigazione: reti da pesca abbandonate, attrezzature danneggiate e rifiuti generati a bordo delle imbarcazioni possono rilasciare microplastiche nell’acqua.
- Erosione delle coste e delle spiagge: l’azione delle onde e delle correnti può far confluire i rifiuti plastici presenti sulle spiagge e lungo le coste negli oceani.
Si stima che ci siano tra 15 e 51 trilioni di particelle di microplastica negli oceani, con un peso complessivo di oltre 250.000 tonnellate.
Quali sono i danni provocati dall’inquinamento di microplastiche in mare?
L’inquinamento da microplastiche provoca numerosi danni agli ecosistemi marini e alla fauna, tra cui:
- Ingestione: organismi marini, come pesci, uccelli marini e invertebrati, possono ingerire involontariamente microplastiche, causando ostruzioni digestive, malnutrizione e morte.
- Trasporto di sostanze chimiche: le microplastiche possono assorbire sostanze chimiche tossiche dall’ambiente e trasportarle all’interno degli organismi marini che le ingeriscono.
- Alterazione degli ecosistemi: la presenza di microplastiche può alterare la struttura e il funzionamento degli ecosistemi marini, con effetti negativi sulla biodiversità e sulla produttività biologica.
Che effetti hanno le microplastiche MP sugli organismi marini?
Le microplastiche possono avere diversi effetti negativi sugli organismi marini, ne abbiamo parlato precedentemente in quest’approfondimento che ti invitiamo a leggere.
Abbiamo raccolto qui di seguito gli effetti più devastanti e problematici che le microplastiche causano agli organismi marini:
- Lesioni fisiche: l’ingestione di microplastiche può causare ostruzioni digestive, lacerazioni e ulcerazioni nei tratti digestivi di pesci, uccelli marini e mammiferi marini.
- Stress e alterazioni comportamentali: la presenza di microplastiche nell’ambiente marino può causare stress e modifiche nei comportamenti alimentari, riproduttivi e di locomozione degli organismi marini.
- Effetti a livello cellulare: alcune sostanze chimiche assorbite dalle microplastiche possono causare danni a livello cellulare, come l’induzione di stress ossidativo e la modificazione dell’espressione genica.
- Bioaccumulo e biomagnificazione: le sostanze chimiche tossiche legate alle microplastiche possono accumularsi nel corpo degli organismi marini e biomagnificarsi lungo la catena alimentare, con conseguenti effetti negativi sulla salute degli organismi al vertice della catena, tra cui l’uomo.
Perché la microplastica che si ingerisce attraverso l’assunzione del pesce è particolarmente pericolosa?
L’ingestione di microplastiche da parte dei pesci può rappresentare un rischio per la salute umana. Le sostanze chimiche tossiche legate alle microplastiche possono accumularsi nei tessuti dei pesci e successivamente essere assorbite dall’organismo umano durante il consumo di prodotti ittici.
Sebbene la ricerca su questo tema sia ancora in corso e siano necessari ulteriori studi per comprendere appieno l’entità e la natura di questi rischi, è stato riscontrato che alcuni dei potenziali problemi associati all’ingestione di microplastiche sono:
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- Esposizione a sostanze chimiche tossiche: le microplastiche possono assorbire e trasportare sostanze chimiche pericolose, come pesticidi, metalli pesanti e composti organici persistenti. Quando le microplastiche vengono ingerite attraverso il consumo di prodotti ittici o acqua contaminata, queste sostanze chimiche possono essere rilasciate e assorbite dall’organismo umano, aumentando il rischio di effetti tossici.
- Alterazioni endocrine: questi composti possono alterare il normale equilibrio ormonale.
- Effetti sul sistema immunitario
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- Effetti gastrointestinali: sebbene sia raro che le microplastiche si accumulino nel tratto gastrointestinale umano, ci sono preoccupazioni che l’ingestione di grandi quantità di microplastiche possa causare irritazione, infiammazione o ostruzione del tratto gastrointestinale.
- Potenziali effetti cancerogeni
È importante sottolineare che la comprensione degli effetti delle microplastiche sulla salute umana è ancora in fase di sviluppo e che sono necessarie ulteriori ricerche per determinare l’entità e la natura dei rischi associati.
Nel frattempo, ridurre l’inquinamento da microplastiche e limitare l’esposizione a queste sostanze è fondamentale per proteggere la salute umana e l’ambiente.
Quanti pesci muoiono a causa della plastica?
È difficile determinare con precisione quanti pesci muoiano a causa dell’ingestione di plastica e microplastica, in quanto gli studi al riguardo sono limitati e i dati disponibili spesso riguardano solo determinate specie o aree geografiche.
Tuttavia, si stima che una vasta gamma di specie ittiche sia influenzata dall’inquinamento da plastica, con potenziali impatti sulla mortalità, la crescita e la riproduzione.
Cosa possiamo fare per ridurre l’inquinamento del mare?
Per ridurre l’inquinamento del mare e in particolare quello causato dalle microplastiche, è importante agire su diversi fronti:
- Riduzione dell’uso di plastica monouso: promuovere l’uso di materiali alternativi e riutilizzabili per ridurre la quantità di rifiuti plastici generati.
- Riciclaggio e gestione dei rifiuti: migliorare la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti plastici e promuovere una gestione responsabile dei rifiuti a livello domestico e industriale.
- Regolamentazione e legislazione: introdurre leggi e normative più rigorose per limitare la produzione e l’utilizzo di microplastiche in prodotti di consumo e per controllare gli scarichi industriali e agricoli nelle acque marine.
- Pulizia delle spiagge e dei litorali: organizzare iniziative di pulizia delle spiagge e dei litorali per rimuovere i rifiuti plastici e prevenire la loro frammentazione in microplastiche.
- Ricerca e innovazione: promuovere la ricerca sulle microplastiche, i loro effetti sugli ecosistemi marini e sulla salute umana. Incentivare lo sviluppo di tecnologie innovative per il monitoraggio, la rimozione e il trattamento delle microplastiche.
- Educazione e sensibilizzazione: informare il pubblico sull’impatto delle microplastiche sull’ambiente marino e sulla salute umana e promuovere comportamenti responsabili e sostenibili.
- Cooperazione internazionale: lavorare collettivamente a livello globale per affrontare l’inquinamento da microplastiche e sviluppare strategie e politiche comuni che proteggano gli oceani e i mari. A tal proposito, è arrivata proprio da pochissimo una svolta storica: il primo trattato internazionale sulla protezione degli oceani.
L’inquinamento delle acque marine da microplastiche rappresenta una sfida ambientale di grande rilevanza che richiede azioni coordinate e multisettoriali per essere affrontata efficacemente.
Proteggere gli ecosistemi marini e di conseguenza le nostre vite dall’impatto delle microplastiche richiede un impegno congiunto da parte di governi, industrie, organizzazioni non governative e cittadini per ridurre la produzione e il consumo di plastica, migliorare la gestione dei rifiuti e promuovere soluzioni sostenibili e innovative.
Possiamo ancora fare molto per prenderci cura dei mari che bagnano la Terra. Alcuni degli esempi più rilevanti arrivano dagli USA, più precisamente dall’iconica New York City che, proprio negli ultimi anni, ha promosso numerosi progetti per contrastare l’inquinamento delle proprie coste dandoci la prova schiacciante che la partita è ancora aperta e abbiamo il potere di cambiare le sorti del mondo partendo dalle nostre piccole attenzioni quotidiane.
Leggi qui il nostro approfondimento in merito.
Fonti: