New York ha registrato inondazioni record negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico.
I dati mostrano che, dal 2000, le inondazioni causate dall’innalzamento delle acque sono aumentate del 247% in alcune aree.
L’innalzamento del livello del mare e il potenziale di inondazione stanno diventando una preoccupazione crescente in tutto il mondo.
“Le aree costiere vedranno un continuo innalzamento del livello del mare per tutto il 21° secolo, contribuendo a inondazioni costiere più frequenti e gravi”, ha affermato l’IPCC nel suo rapporto sui cambiamenti climatici.
Un pericolo così diffuso è il motivo per cui il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha definito il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) pubblicato come un “codice rosso per l’umanità”.
Il rapporto dell’IPCC ha ulteriormente rafforzato la connessione tra le emissioni di carbonio e il peggioramento degli estremi climatici e ha chiarito la necessità di un’azione urgente per il clima.
Cos’ha reso le inondazioni di New York così devastanti?
Era il 2012 quando l’uragano Sandy si abbatté in alcune zone degli Stati Uniti provocando un’enorme catastrofe sociale e ambientale.
La forza del ciclone post-tropicale è costata la vita a 43 newyorkesi, causando inoltre una perdita di circa 19 miliardi di dollari e uno stop di gran parte dei trasporti della città e dei servizi di telecomunicazione.
In un rapporto speciale pubblicato dopo la tempesta, i funzionari di New York City hanno definito Sandy un “crudele promemoria di quanto possano essere distruttive le tempeste costiere nel nostro denso ambiente urbano: tempeste che, con il cambiamento climatico, dovrebbero aumentare di intensità”.
Sandy, purtroppo, non è stato l’ultimo uragano abbattutosi in America. Infatti, proprio nel 2021 è stato l’uragano Ida a lasciare il segno.
Quattro sono i fattori principali che hanno contribuito a rendere Ida un vero disastro ambientale:
- L’eccezionale velocità con cui cadeva la pioggia, stimolata da una complessa serie di fattori meteorologici.
- La vulnerabilità della regione alle inondazioni, a causa dell’espansione incontrollata urbana e suburbana che crea aree in cui l’acqua non può defluire
- Le infrastrutture inadeguate per gestire le acque piovane
- Piogge molto intense prima dell’evento
Ma gli abitanti di New York, a quanto pare, non devono preoccuparsi solo delle violente inondazioni. Infatti, è anche la qualità dell’acqua e la conseguente questione relativa alla sopravvivenza delle specie marine rendere necessario un intervento che mitighi l’avanzata dell’impatto ambientale.
L’inquinamento delle acque nel porto di New York
Quasi ogni volta che piove a New York City, le acque reflue, i rifiuti e il deflusso inquinato defluiscono nei corsi d’acqua dove le persone nuotano, pescano, remano, vanno in kayak e vanno in barca.
Non solo questo è disgustoso, ma è anche incredibilmente pericoloso, mettendo coloro che entrano in contatto con l’acqua contaminata a rischio di sviluppare malattie intestinali, eruzioni cutanee e infezioni.
Ovviamente, questo diventa molto pericoloso anche per gli organismi marini che popolano le acque e che stanno gradualmente scomparendo.
Oggi, conservando il ricordo di una New York pre-industriale che rappresentava una miniera di tesori e biodiversità marine, è necessario fare qualcosa per evitare che la grave condizione in cui versano le coste e le acque peggiori irreversibilmente.
Come fare? Cercando, per quanto possibile, di tornare indietro nel tempo (o quasi).
Ma perché in questo racconto le ostriche hanno un ruolo predominante?
Perché, ad oggi, è proprio in loro che gli scienziati ripongono le proprie speranze tentando di invertire la violenta piega che sta prendendo la crisi climatica.
Perché le ostriche rappresentano una valida soluzione?
Come tutti i loro cugini molluschi, anche le ostriche giocano un ruolo fondamentale nella difesa dell’ambiente.
Infatti, si tratta di organismi filtratori in grado di purificare le acque nelle quali vivono e controllare il livello delle mareggiate.
È proprio il ruolo che hanno cozze, vongole e ostriche a determinare una gran parte del nostro destino oggi e domani.
L’anidride carbonica è un elemento essenziale nel processo vitale di numerose piante e animali, l’unica eccezione va fatta per quella prodotta dall’uomo che è oggi causa dell’aumento dell’effetto serra e del riscaldamento globale.
Ecco perché il ruolo delle ostriche oggi è particolarmente importante: basti pensare che una tonnellata di CO2 fissata nei gusci dei molluschi equivale a circa 3 tonnellate di mitili freschi.
E se sommiamo il ruolo dei molluschi nel mare alla cattura che viene quotidianamente eseguita dalle grandi foreste, possiamo ben immaginare il grande contributo che questo meccanismo naturale possa avere per contrastare l’inquinamento ambientale prodotto dall’uomo.
Come scritto nel precedente paragrafo, prima dell’avvento dell’industrializzazione, le acque della costa di New York erano gremite di ostriche: una vera e propria ricchezza dei mari.
Ecco perché, con il susseguirsi sempre più frequente di eventi climatici disastrosi negli Stati Uniti, studiosi e ricercatori hanno evinto che un contributo per mitigare i danni sarebbe potuto arrivare proprio dalle ostriche.
Ma come, considerando che le acque di New York sono ormai spopolate da questo mollusco? Attraverso la reintegrazione artificiale.
Così sono nati Billion Oyster Project e Progetto Living Breakwaters, entrambi mossi dall’obiettivo di ripopolare di ostriche le coste di New York e tentare di contrastare:
- l’erosione delle coste
- l’incontrollata attività delle mareggiate
- l’inquinamento delle acque
Billion Oyster Project
Quello che inizialmente era un semplice progetto scolastico ideato da due docenti della Harbor School a New York, è diventato nel giro di pochissimo tempo un’idea rivoluzionaria destinata a salvaguardare la costa, ormai scomparsa, di Staten Island.
Billion Oyster Project è un’iniziativa volta a ripristinare un miliardo di ostriche nel porto di New York, ristabilendola come capitale mondiale delle ostriche proprio com’era nel ventesimo secolo.
Attraverso questo progetto, si cerca di promuovere la consapevolezza e la comprensione delle questioni ambientali che circondano il porto di New York, impegnandosi con i newyorkesi di tutti i ceti sociali, dai ricercatori, ai cittadini comuni, agli studenti.
Entro il 2035 un miliardo di ostriche vive sarà presente su circa 100 acri di barriera corallina nel porto di New York per tornare a svolgere il proprio ruolo naturale di depuratori d’acqua e mitigatori delle maree.
Living Breakwaters Project
Staten Island è la zona di New York maggiormente esposta al rischio di danni causati dalle inondazioni. Nel 2012, le onde causate dall’uragano Sandy hanno danneggiato gravemente la costa e questo ha reso necessario cominciare a ragionare sulla possibilità di trovare una soluzione per contrastare i danni dell’impatto ambientale.
L’Office of Storm Recovery del Governatore dello Stato di New York ha avviato un progetto chiamato “Living Breakwaters”.
Il progetto viene realizzato a Tottenville, il punto più meridionale di Staten Island che ha perso più di 90 centimetri di costa all’anno in alcune aree, guadagnando il record per il più alto tasso di erosione medio a Staten Island.
Con Living Breakwaters si punta a ricostruire l’habitat delle ostriche introducendo una barriera corallina artificiale lunga circa 700 metri che possa dare il “via” alla riproduzione di altri molluschi e ripristinare anno dopo anno la condizione della fauna marina che si era sviluppata in maniera naturale a New York prima dell’industrializzazione.
Una speranza concreta
Nonostante le numerose problematiche – ormai impossibili da ignorare – causate dal repentino cambiamento climatico, New York ha saputo riaccendere la scintilla della speranza con dei validi progetti di riqualificazione del territorio che potrebbero far tornare la costa allo splendore pre-industriale.
Noi non smettiamo di sperare e i dati positivi che dal 2014 ad oggi stanno riscontrando i due progetti, fanno ben pensare che l’obiettivo di completare la riqualificazione entro il 2035 non sia poi così lontano.
Basti pensare a tutte le specie marine che, gradualmente, stanno tornando a ripopolare la costa di New York e al tasso di pulizia delle acque riscontrato negli ultimi tempi.
Insomma, i molluschi rappresentano una concreta realtà per contrastare gli effetti deleteri dell’impatto ambientale e New York ha tutta la forza e la determinazione di credere in quest’inversione di tendenza più che positiva.