Lo sconvolgimento climatico che sta interessando l’intera umanità in questi ultimi anni ha cambiato drasticamente la vita di ognuno di noi. Nessuno avrebbe mai immaginato che la comunissima frase “non esistono più le mezze stagioni” sarebbe stata solo il preludio di uno sconvolgimento climatico totale che sta distruggendo il suolo, le acque e i nostri interi equilibri. 

Mai come in questo periodo il tema sembra unirci e interessarci più o meno tutti allo stesso modo: la gravità degli eventi sta costringendo ognuno di noi a consapevolizzarsi sul tema e responsabilizzarsi per cercare di invertire la preoccupante marcia verso cui si sta dirigendo il nostro pianeta. 

Eppure, ci sono momenti in cui sembra che il destino sia già profondamente segnato: il clima arido che caratterizza ormai da tempo le nostre estati, la mancanza d’acqua che sta portando al razionamento della stessa nei comuni, la mancanza di materia prima – distrutta dalle alluvioni o dalla siccità – l’inquinamento che sta provocando danni al suolo e ai mari, fanno cadere in un profondo sconforto chiunque presti un minimo di attenzione all’argomento. 

Eppure, nonostante sembri che più si vada avanti, meno possibilità ci siano di salvare il nostro pianeta, arriva una luce di speranza dal profondo del mare: sono i molluschi a darcela. 

Questi resilienti animali marini, come già visto in precedenti articoli dedicati, fungono da depuratori naturali delle nostre acque imprigionando CO2 nei propri gusci e restituendoci aria pulita. Purtroppo, oggi più che mai, questi preziosi animali del mare sono messi in serio pericolo dal fenomeno dell’acidificazione delle acque che sta compromettendo notevolmente la loro vita e il loro lodevole “lavoro” indispensabile per la nostra sopravvivenza. 

Eppure, nonostante le numerose minacce dovute all’impatto ambientale che stiamo causando ormai da tempo, i molluschi si confermano degli esseri viventi dotati di un eccezionale senso dell’adattamento. Purtroppo, però, l’impatto che l’attività umana sta avendo sulle aree costiere, potrebbe mettere in serio pericolo queste creature e l’intero ecosistema marino. 

 

Cosa sono i molluschi e perché sono importanti per l’ambiente

Mollusco in fondo al mare

Quando parliamo dei molluschi, facciamo riferimento alla numerosa famiglia degli organismi marini e terrestri che si distinguono per il loro corpo molle e senza scheletro. 

Alcuni di essi sono dotati di conchiglia, altri, invece, non posseggono alcun tipo di guscio. I molluschi sono gustosi a tavola e utilissimi per l’ambiente. Ad oggi, infatti, le 95 mila tonnellate di mitili prodotte in Italia hanno la capacità di catturare e immagazzinare circa 20 mila tonnellate di anidride carbonica. 

Si tratta di veri e propri depuratori naturali dei nostri mari, ecco perché sono gli esseri viventi che ad oggi trattengono la maggior quantità di microplastiche sparse nel mare

Proprio così, conchiglie, cozze, vongole e ostriche possono formarsi adeguatamente solo grazie alla biomineralizzazione del carbonio sottratto all’atmosfera, in cui è presente sotto forma di CO2. La responsabile indiscussa del riscaldamento globale è, udite udite, necessaria per garantire sopravvivenza a questi animali marini che, intanto, immagazzinandola, aiutano a farci respirare e sopravvivere. 

Il problema, però, è che l’attuale crescente produzione di CO2 sta mandando in tilt anche il processo di depurazione che eseguono i molluschi. Queste elevate temperature potrebbero compromettere il loro spirito di adattamento alterando inevitabilmente il processo di depurazione attualmente adottato causandone, infine, l’estinzione. 

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology, che vede alla guida il professor Daniele Scarponi dell’Università di Bologna, se verrà ridotto e controllato l’impatto diretto dell’attività umana sulle aree costiere, gli ecosistemi dell’Adriatico potranno ancora adattarsi nonostante le elevate temperature. Tutto è nelle nostre mani, ancora una volta. 

 

Lo studio Resilient biotic response to long-term climate change nel Mare Adriatico

Fossili conchiglie

Daniele Scarponi, docente del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna, è stato alla guida di questo studio importantissimo che ci svela molto sul futuro dei nostri mari e della nostra stessa sopravvivenza. 

Nel dettaglio, lo studio dimostra l’adattamento che ha sviluppato nel corso degli ultimi 130 mila anni la fauna marina dell’Adriatico.

Il problema, però, è che tra inquinamento, pesca intensiva e introduzione di specie invasive, le aree interessate potrebbero velocemente uscire fuori da ogni possibile parametro di adattabilità per i molluschi e l’intero ecosistema marino. 

I ricercatori hanno prelevato 223 campioni di depositi costieri analizzandone i resti fossili della fauna marina presenti nelle zone meno profonde dell’Adriatico e influenzate dalla presenza di sistemi fluviali. 

Questi fossili appartengono a 3 periodi temporali differenti tra loro. Nello specifico: 

  • 120 mila anni fa, quando il Mediterraneo era più caldo (precedente interglaciale)
  • 20 mila anni fa, dove le temperature medie erano 6 gradi più bassi delle attuali (ultimo periodo glaciale)
  • 5 mila anni fa, temperature molto vicine a quelle attuali ma precedenti a qualsiasi impatto relativo all’azione umana 

Confrontando i fossili dei 3 diversi periodi presi in esame, è stato possibile constatare la resilienza della fauna marina. Infatti, i molluschi hanno cambiato la propria struttura nel momento in cui è avvenuta la variazione del clima e hanno poi provveduto a ricomporsi quando le condizioni sono tornate simili a quelle che hanno preceduto il periodo di variazione. 

La strategia dei molluschi è quella di trasferirsi lentamente in funzione dei cambiamenti climatici naturali. Ecco perché secondo gli studiosi essi sono capaci di adattarsi naturalmente a un aumento delle temperature. 

Unica condizione: limitare al minimo qualsiasi azione umana che possa impattare sul cambiamento climatico. 

 

Possibili scenari futuri e sopravvivenza della fauna marina

Fauna Marina

La sopravvivenza della fauna marina e dei molluschi è letteralmente nelle nostre mani come ampiamente dimostrato dallo studio Resilient biotic response to long-term climate change nel Mare Adriatico. 

I molluschi sono ampiamente capaci di resistere ai cambiamenti climatici, nel corso dei secoli lo hanno dimostrato in modo chiaro. Ciò che rischia di mettere in grave pericolo la loro sopravvivenza è l’attività umana. 

Adesso la scelta spetta a noi: ridurre l’impatto umano e garantire sopravvivenza alla fauna marina, oppure assicurarle l’irreversibile estinzione? 

Non è né facile né realmente possibile pronosticare uno scenario futuro: le strade plausibili da percorrere sono effettivamente due e la scelta sul destino della fauna marina dipende dall’attività umana: è ufficialmente e scientificamente provato. 

Tutto quello che possiamo dire è che con un’attività umana responsabile e consapevole, sarà la nostra stessa esistenza a giovarne, non solo quella dei molluschi. 

Perciò, se vogliamo garantirci ancora aria pulita per respirare, cominciamo a rispettare il mare e tutti gli organismi viventi che lo popolano e che, ad oggi, tentano a fatica e con enorme coraggio di garantirci la migliore qualità di vita. 

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