Quella della pesca è una delle più antiche e affascinanti storie dell’umanità. 

Fin dalla preistoria, l’uomo ha utilizzato la pesca come mezzo per procurarsi il cibo e come attività ricreativa. 

Nel corso dei secoli, le tecniche di pesca si sono evolute in maniera significativa, con l’introduzione di nuovi strumenti e metodi. 

In questo articolo esamineremo come la pesca sia diventata un’attività globale, oltre a esplorare l’impatto che ha avuto – e tutt’oggi ha – sulla cultura, sull’ecosistema e sul commercio.

 

Storia della pesca

 

In tutto il mondo, la pesca è una parte centrale dell’economia di molte comunità e culture ed è anche un metodo di sostentamento per le persone.  

Purtroppo, l’inquinamento dei corpi idrici e l’intensificazione della pesca hanno portato alla riduzione delle popolazioni ittiche e all’estinzione di alcune specie. Tuttavia, la storia della pesca è ricca di interessanti avvenimenti e innovazioni che possono essere scoperti esplorando questa attività a vari livelli temporali.

Ed è proprio ciò che stiamo per fare noi: partendo dal periodo Paleolitico fino ai giorni nostri, cercando di comprendere in quale modo sia effettivamente cambiato il rapporto dell’uomo con la pesca e quale impatto abbia avuto sul clima.

 

La pesca nel Paleolitico

Illustrazione di un uomo del paleolitico che pesca

La pesca ha avuto origine durante l’era paleolitica, quando gli esseri umani iniziarono a cacciare e a raccogliere cibo dai corsi d’acqua. 

Le prove archeologiche suggeriscono che i primi pescatori utilizzassero canne rudimentali, reti e trappole per catturare il cibo, mentre le tecniche più avanzate comprendevano l’utilizzo di fronde o di arpioni fatti da punte di osso affilate. 

Durante il Paleolitico, la pesca era un modo importante per sostenere le comunità e fornire un nutriente e se ne occupavano sia uomini che donne. I primi, utilizzavano armi rudimentali mentre le seconde rimanevano sul bagnasciuga per catturare prevalentemente molluschi a mani nude. 

Quest’organizzazione fu ottima in quel periodo ma nel Neolitico si sentì il bisogno di creare nuovi strumenti più aggiornati per garantire una pesca più efficiente. 

Le prime reti di quel tempo erano create con rametti, foglie e radici che venivano collocate nell’acqua in luoghi stretti e poco profondi per sbarrare la via di fuga ai pesci e poterli catturare più facilmente.

Ma nessuno avrebbe potuto immaginare che quello sarebbe stato solo l’inizio. 

 

La pesca nell’Antico Egitto

Uomini pescano nell'Antico Egitto

Nella Valle del Nilo il pesce costituiva una delle fonti essenziali di alimentazione. Qui esistevano vari tipi di pesca ma il sistema abituale era costituito da lenza e ami. Durante il Nuovo Regno, venne ampiamente impiegata la canna. Il metodo migliore, però, consisteva nell’ausilio di due imbarcazioni che trascinavano grosse reti: una parte della rete era mantenuta in superficie mediante alcuni galleggianti legati a un’estremità ed era piazzata una zavorra nella parte opposta, che consentiva di trascinare la rete toccando il fondo.

Nel periodo classico il pesce costituiva per Greci e Romani un’importante risorsa alimentare. Affumicati o conservati sotto sale i pesci più comuni erano la fonte di nutrimento primaria tra il popolo. Infatti, il pesce era un alimento molto più economico e alla portata di tutti rispetto alla carne che, invece, era un privilegio per pochi.

Le armi dell’epoca erano costituite soprattutto di rame: gli ami venivano legati a lenze fabbricate con peli di animali o fibre vegetali e a pesi di piombo per farli scendere in profondità. Poi si utilizzavano reti di vario tipo, fiocine e tridenti, nasse di vimini intrecciati e lampare per la pesca notturna.

 

La pesca post-romana

 

Dopo la caduta dell’Impero Romano, la pesca ha continuato a essere un’attività importante per molte persone. 

L’avvento della navigazione oceanica ha permesso ai pescatori di raggiungere nuovi territori e di espandere ulteriormente le proprie conoscenze sul mondo marittimo. 

In questo periodo sono nate le prime barche da pesca a vela e sono state inventate le prime tecniche di conservazione del pesce come la salatura e l’affumicatura.

 

La pesca nel medioevo

Illustrazione di come avveniva la pesca nel Medioevo

Durante il Medioevo, la pesca acquisì rilevanza economica come forma di sussistenza per moltissime persone in tutta Europa. 

Le tecniche utilizzate erano principalmente reti fisse (denominate “stagnature”) o anche palangari lanciati dalle navi da carico. Le reti erano fatte con fibre naturali come canapa o lino e venivano calate direttamente in acqua dalle navi stesse. Poi c’erano i palangari: piccole barche a remi dotate di un arpione che veniva usato per catturare i pesci più grandi.

 

Le avanguardie della pesca nel XX secolo

 

Con l’avvento dell’era industriale nell’Ottocento, le tecniche di pesca hanno subito un rapidissimo sviluppo grazie alle innovazioni tecnologiche e all’utilizzo di materiali più resistenti come fibra di vetro e plastica. 

Nel XX secolo le barche da pesca sono diventate più grandi e potenti e le reti sono diventate più grandi per essere calate più in profondità rispetto al passato. 

Inoltre, con l’avvento della navigazione satellitare, si è reso possibile individuare con precisione le zone di migliore produzione ittica e quindi concentrare gli sforzi su queste aree per massimizzare i risultati della pesca.

 

L’evoluzione delle tecniche di pesca

 

Negli ultimi decenni la tecnologia applicata alla pesca si dimostra sempre più avanzata: sonar ad altissima definizione, robot subacquei ed esoscheletri permettono ai moderni pescatori di raggiungere livelli mai visti prima in termini di efficienza e produttività. 

Anche i motori marini e le esche artificiali stanno diventando sempre più sofisticati, permettendo a chi pratica quest’attività di catturare pesci sempre più grandi con estrema facilità. 

Insomma, nonostante i millenni trascorsi dall’inizio della sua storia, la pesca continua a evolversi e a offrire nuove opportunità all’uomo: un’altra prova della straordinaria resilienza dell’umanità nell’adattarsi alle mutevoli condizioni del mondo.

Qui di seguito approfondiamo le principali tecniche di pesca attualmente esistenti.

 

La Pesca a Strascico

Pesca a strascico

La pesca a strascico è un metodo di pesca che consiste nel trainare una rete dietro una barca in movimento sulla superficie dell’acqua. Viene utilizzato per catturare specie marine come tonni, sgombri, aringhe, pesci spada e altri tipi di pesce.

Il processo di pesca a strascico dipende dalla posizione delle reti nell’acqua, dalla velocità della barca e persino dall’altezza delle reti rispetto alla superficie.

Una volta completata la pesca, la rete in materiale sintetico o biodegradabile viene recuperata, con il contenuto di pesce acquisito durante la sessione in mare. 

Tuttavia, le reti da traino possono avere un impatto dannoso sugli ecosistemi marini a causa della loro capacità di catturare anche specie non target (come tartarughe) e di distruggere completamente i fondali trascinando anche alghe, coralli e tutto ciò che incontrano sul proprio percorso. 

 

L’acquacoltura

Acquacoltura

Da quello che leggiamo dalle pagine di storia, è molto probabile che l’uomo abbia imparato a coltivare l’acqua ancor prima di cominciare a coltivare la terra.

L’acquacoltura è un metodo di allevamento di animali acquatici in appositi serbatoi o condotti idrici. Può essere utilizzato sia per l’allevamento all’aperto che in acque confinate. Si tratta di un modo sostenibile di produrre pesce, molluschi e crostacei ed è ampiamente utilizzato in tutto il mondo. 

Può fornire una fonte di cibo sicura ed economica per le popolazioni locali e può anche essere usata come programma educativo ed ecologico.

In confronto all’allevamento del bestiame terrestre, l’acquacoltura è caratterizzata da:

  • una bassa impronta carbonica 
  • un basso rapporto di conversione del mangime (FCR)
  • un’elevata ritenzione proteica ed energetica
  • una resa molto alta

Le potenzialità offerte dal settore dell’acquacoltura sono enormi e in futuro si stima che ci sarà un incremento ulteriore del suo utilizzo che assuma sempre più consapevolezza e rispetto ambientale. 

 

La maricoltura

Maricoltura

La maricoltura è un metodo di pesca basato sull’allevamento intensivo in vasche o lagune artificialmente costruite. 

Si tratta di un metodo molto diffuso in tutto il mondo ed è spesso utilizzato come alternativa alla pesca selvaggia per assicurare un approvvigionamento costante e regolare. Le vasche sono generalmente circondate da reti che impediscono agli animali selvatici di entrare nelle vasche e interferire con l’allevamento. 

Questa tecnica è considerata una delle più sostenibili perché, effettuando l’allevamento delle specie marine direttamente nel proprio habitat naturale, favorisce la conservazione della flora e della fauna marina.

La molluschicoltura

La molluschicoltura è un metodo di pesca basato sull’allevamento intensivo in vasche o gabbie artificialmente costruite per le vongole e per altri molluschi.

Questa tipologia di pesca è molto diffusa anche per l’impatto ambientale positivo che porta con sé: sono i molluschi stessi, infatti, ad avere un ruolo positivo in quanto purificatori naturali dell’acqua

Altro aspetto fondamentale è l’assenza di mangimi, perché queste creature marine si nutrono filtrando fitoplancton.

 

L’impatto ambientale dei tipi di pesca

Molluschicoltura

Come abbiamo visto, quasi tutti i principali tipi di pesca possono avere un impatto ambientale positivo sugli ecosistemi marini circostanti. 

Sicuramente, la pratica di pesca più dannosa attualmente in uso è quella a strascico che può portare ad inquinamento degli oceani dovuto agli scarti organici lasciati dagli scarichi delle navi da pesca. Può anche provocare irreversibili danni agli habitat naturali a causa della cattura accidentale di specie marine non target e alla distruzione dei fondali.

Invece, molto positive sono la maricoltura, la molluschicoltura e l’acquacoltura: tutte e tre ricche di ottimi presupposti e tanto potenziale. 

  • L’acquacoltura, è in grado di produrre grandi volumi di prodotti ittici di alta qualità, sani e tracciabili.
  • La maricoltura, salvaguarda gli habitat naturali attraverso un allevamento “sul posto” che evita l’insorgere di qualsiasi tipo di squilibrio dell’ambiente.
  • La molluschicoltura, incentiva la pulizia delle acque marine grazie all’allevamento intensivo di molluschi in aree concentrate. 

Per ridurre l’impatto ambientale prodotto dalla pesca bisognerebbe incoraggiare le pratiche responsabili che mirano a preservare gli habitat marini naturali e limitare al minimo la cattura accidentale di specie non in target.

Inoltre, bisognerebbe promuovere l’utilizzo di tecnologie avanzate per ridurre i danni causati dalle varie tecniche di pesca e sforzarsi per migliorare l’utilizzo dei materiali eco-compatibili o biodegradabili.

 

Il progetto SMARTFISH 

 

Si tratta di un progetto finanziato dall’Unione Europea nato dalla necessità sempre più stringente di ridurre l’impatto negativo dell’industria della pesca sulla vita marina.

Sul sito ufficiale del progetto, possiamo trovare tutti i dettagli in merito alla tecnologia intelligente ideata. 

Nello specifico, citiamo quanto segue: 

«Le tecnologie in sviluppo per promuovere la pesca sostenibile comprendono una piscina al chiuso in grado di simulare l’ambiente oceanico, scanner laser per l’analisi di stock ittici e metodi di visualizzazione 3D per creare modelli del fondale marino. Una delle tecnologie attualmente in fase di sviluppo è CatchScanner, che comprende una tecnologia laser, un sistema di fotocamere 3D e un’intelligenza artificiale per svolgere le analisi. Quando un pesce è inserito nello scanner vengono costruite contemporaneamente un’immagine 3D e una colorata, utilizzate dall’intelligenza artificiale per stimare il peso e la specie dell’animale». 

Un’altra innovazione del progetto SMARTFISH è una rete da traino chiamata SmartGear, il cui obiettivo è attirare solo le specie ittiche desiderate e permettere alle altre di nuotare via. Per farlo, la rete impiega luci LED di diversi colori per catturare l’attenzione delle specie interessate, facendo leva sul modo in cui queste reagiscono alla luce.

L’obiettivo ultimo di SMARTFISH è che tali tecnologie vengano installate sui pescherecci di tutta Europa. I sistemi SMARTFISH verranno collaudati in numerose aree marittime: il Mare di Norvegia, il Mar Mediterraneo e il Mar Nero, la Scozia occidentale e il Mare del Nord settentrionale, il Mare del Nord meridionale, il Mar Celtico e il Golfo di Biscaglia, oltre agli stretti di Kattegat e Skagerrak.»

Concludendo, la pesca è un’attività ricreativa e sportiva di cui abbiamo la fortuna di godere da generazioni. 

Tuttavia, è importante ricordare che ogni tecnica di pesca ha un impatto diverso sull’ambiente. È quindi fondamentale essere consapevoli dei possibili effetti negativi delle nostre azioni e adottare le migliori misure per ridurli al minimo, anche grazie all’ausilio di progetti innovativi come quello Smartfish. 

Utilizzando le tecniche di pesca più sostenibili e rispettando le regole e i limiti a cui siamo soggetti, possiamo garantire che le nostre attività di pesca abbiano un impatto positivo sull’ambiente. Anche i consumatori, diventando più consapevoli in fase di acquisto, possono attuare scelte commerciali che favoriscano una pesca più sostenibile.

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